L’industria della moda è tra le più inquinanti al mondo, subito dopo quella del petrolio e della chimica di sintesi.
Nonostante raggiungere una vera sostenibilità della fashion industry sia piuttosto difficile, negli ultimi anni una crescente percentuale di Aziende ha iniziato a dimostrare una certa sensibilità nei confronti delle tematiche ambientali e ad avviare progetti green.
Anche la filiera della concia italiana ha avviato una svolta ambientalista. L’industria dal DNA green che nasce come attività di recupero di un sottoprodotto della filiera della carne per trasformarlo in un prodotto ad altissimo valore aggiunto, ha instradato nuove manovre per ridurre l’impatto ambientale partendo dal consumo idrico ed energetico per unità di prodotto fino ad arrivare all’utilizzo di sostanze chimiche nei processi di concia e riconcia.
La riduzione dei consumi dell’acqua è stata resa possibile dall’adozione di nuove tecnologie che richiedono minori risorse idriche e si servono di sistemi di gestione e controllo in grado di monitorare i consumi. Anche il dispendio energetico è stato limitato attraverso l’uso di fonti rinnovabili ed innovativi sistemi per il recupero del calore prodotto.
Inoltre, anche l’utilizzo delle sostanze chimiche necessarie a rendere le pelli funzionali ed esteticamente perfette, ha subito una netta riduzione. Tutto questo è stato reso possibile dall’utilizzo di un nuovo metodo di concia organica che non prevede l’uso di composti metallici (metal free) in grado di garantire un prodotto perfetto sotto tutti i punti di vista, anche quello ambientale ed economico.
Grazie a queste manovre, negli ultimi anni è stato possibile ridurre del 60% i costi ambientali rendendo la pelle uno dei materiali di punta della moda ecologica.