La storia della lavorazione dei pellami

L’arte conciaria, dalla preistoria ad oggi.

La nobile arte della lavorazione dei pellami ha origini antichissime. Basti pensare al fatto che la pelle è uno dei primi materiali che l’uomo primitivo ha imparato ad utilizzare innanzitutto come recipiente per le provviste, poi come indumento ed, infine, come ornamento.

Del resto, la natura versatile di questo materiale lo rende adatta ad ogni lavorazione ed uso. In origine ricavata solo da animali selvatici, successivamente l’uomo primitivo iniziò a dedicarsi all’allevamento e ad utilizzare la pelle come materiale di riciclo, recuperato dagli scarti della catena alimentare. Dal momento che la pelle andava in putrefazione con le temperature alte e si irrigidiva con quelle basse, l’uomo intuì che c’era bisogno di lavorarla. Ecco perché si iniziò ad esporla al fumo dei fuochi vegetali con lo scopo di preservarne la durata.

I Greci e i Romani utilizzavano, invece, un cuoio conciato al vegetale per costruire scudi e corazze, ma fu nel Rinascimento che questo materiale iniziò a diffondersi e ad essere utilizzato per produrre calzature costose.

La concia vegetale fu, infatti, l’unico metodo conosciuto fino alla seconda metà dell’Ottocento. In questo periodo si iniziò anche a conciare i pellami di lusso con l’allume, come ancora si fa oggi. Con il passare del tempo, la tecnologia si è evoluta e la qualità dei pellami è migliorata, ma la pelle continua ad essere il materiale vivo e naturale apprezzato sin dalla preistoria.

Oggi, la lavorazione di un pellame richiede oltre 17 operazioni prima di essere pronto per l’utilizzo. Eppure l’elemento distintivo continua ad essere il fattore umano. Sono state inventate strumentazioni altamente tecnologiche, ma a fare la differenze è la manualità. L’artigiano con il suo savoir fair made in Italy, rende ogni pellame diverso e al tempo stesso migliore. E’ proprio l’amore per la pelle e per l’artigianalità che rende i nostri pellami perfetti per dar vita ad oggetti di lusso.